Nel 2018 il Lancet Journal1, la testata scientifica più autorevole al mondo, sulla base degli studi degli ultimi anni, ha pubblicato le nuove linee guida sulla cura del mal di schiena di tipo meccanico. La terapia fisica, tra queste la chiropratica, vengono fatte protagoniste e rappresentano la prima linea di cura. Solo dopo 3 mesi di terapia manuale e riabilitativa, nel caso di scarsi successi, viene presa in esame la terapia farmacologica o forme più invasive di cura.
Ciò nonostante, ancora troppi medici di base offrono ai propri pazienti solo la terapia farmacologica come unica scelta terapeutica, approcciando solo il sintomo, ossia il dolore, e non la causa del problema. Come detto in precedenza, è come illudersi di risolvere un incendio andando a disattivare l’allarme che lo ha segnalato senza preoccuparsi di trovarne la provenienza. In questa maniera l’incendio divamperà ancora più forte senza nemmeno accorgercene in tempo.
Dal 1979 ad oggi sono stati pubblicati circa 60 studi scientifici sull’efficacia della chiropratica nei confronti di disturbi muscolo scheletrici a carico della zona lombare.
Negli ultimi dieci anni, il progresso della neurofisiologia sta mostrando con sempre maggiore chiarezza come la chiropratica intervenga a livello del sistema nervoso centrale per ripristinare una corretta comunicazione di informazioni nervose tra la colonna vertebrale e il cervello7, 8, 9
L’alterazione di questa comunicazione può determinare un ritardo nell’attivazione di una serie di muscoli che circondano la cavità addominale e che si inseriscono sulle cinque vertebre lombari, sul bacino e sulla linea alba addominale. Sono i muscoli che formano la fascia toraco-lombare, ossia la zona del giro vita. Gli scienziati sono concordi nel considerarli essenziali per la stabilizzazione e protezione del tronco. Possono essere paragonati ad una cintura elastica attorno al busto che si stringe e si allarga a seconda degli sforzi e movimenti da compiere. Prendono il nome di “core muscles”. Termine inglese che tradotto significa più o meno “muscoli strategici”. Essi vengono pre-attivati, a livello inconscio, tutte le volte che il corpo si prepara a compiere un determinato movimento, preparando e stabilizzando la colonna un attimo prima che l’azione inizi.
Ricerche scientifiche hanno evidenziato che chi soffre di mal di schiena, ha un ritardo nell’attivazione dei sopracitati “core muscles”10. Inoltre è stato evidenziato come il cervello di questa categoria di persone non abbia una percezione accurata di come si muova la propria colonna11, in altre parole di cosa essa stia facendo.
propriocettive. Queste cellule sono anche presenti nelle altre articolazioni e muscoli del nostro corpo. La propriocezione è un tipo di segnale nervoso che trasmette al nostro cervello la posizione e il movimento del corpo nello spazio.
Quando ci muoviamo, le articolazioni vertebrali e i piccoli muscoli su di essa inseriti trasmettono delle informazioni propriocettive al cervello su cosa la colonna vertebrale e il resto del corpo stia facendo12, 13. Il cervello elabora tali informazioni e, sulla base di esse, invia degli stimoli motori ai muscoli target per contrarsi sinergicamente e consentire movimenti armonici ed equilibrati.
In presenza di segmenti vertebrali che non si muovono come dovrebbero, ossia disfunzionali14, le informazioni che giungono al cervello sono “falsate” o inaccurate7, 8. La risposta motoria che ne scaturisce sarà quindi altrettanto fallace. Non ci sarà una reazione adeguata in risposta a determinati stimoli. Ecco perché i movimenti diventano dolorosi e difficili da compiere, oppure improvvisamente anche una semplice flessione del tronco di alcuni gradi può portare ad un blocco antalgico della schiena. Nel tempo questo quadro clinico disfunzionale, se ignorato, potrà aggravarsi sempre di più, portando alla nascita di patologie vere e proprie: ernie del disco, artrosi precoce, anterolistesi o retrolistesi, stenosi canalari, tanto per fare alcuni esempi. Fino, nei casi più avanzati, alla necessità di ricorrere alla chirurgia vertebrale. Si riveda a tal proposito il disegno dei cerchi blue sulla percezione della realtà nel paragrafo della “Chiropratica”.
Ecco perché è di fondamentale importanza intervenire in maniera conservativa il prima possibile. Per evitare che da una situazione clinica disfunzionale si passi ad un quadro clinico patologico.
La chiropratica, alla luce di quanto descritto fino ad ora, assume un ruolo molto importante nella prevenzione e cura del mal di schiena, rallentandone il processo degenerativo, ed addirittura, quando preso in tempo, fermandone l’avanzamento verso la patologia.
Il chiropratico, per mezzo di aggiustamenti vertebrali specifici e precisi, ripristinando il fisiologico movimento vertebrale, ricrea quella comunicazione ottimale tra colonna vertebrale e cervello9, 15.
E’ un po’ come riavviare un computer. Se le informazioni propriocettive che giungono dai muscoli e dalle articolazioni vertebrali al cervello sono corrette ed accurate, quest’ultimo sarà in grado di pre-attivare i “core muscles” col giusto ordine e al momento giusto, stabilizzando la schiena e salvaguardandola da traumi futuri.
Qui al CCM, ad ogni paziente è dedicato un approccio personalizzato di cura e tecniche usate a seconda dell’età, della morfologia corporea e della gravità del disturbo trattato.