La Chiropratica è una medicina complementare che nasce negli Stati Uniti d’America alla fine del 1800 e nel secolo successivo si espande gradualmente al resto del mondo. Essa è attualmente la terza disciplina sanitaria più praticata negli Stati Uniti dopo medicina e odontoiatria1. Nella prima metà del XX secolo diventa sempre più parte integrante dei sistemi sanitari dei vari stati del nord America e dell’Australasia, tanto da passare da medicina alternativa a medicina complementare accanto alla medicina tradizionale. Nella seconda metà del XX secolo si diffonde anche nel resto del mondo ed in Europa.
Una delle più autorevoli e prestigiose riviste scientifiche mondiali in campo medico, The Lancet Journal, ha pubblicato recentemente una serie di articoli e linee guida sulla cura del mal di schiena 2, che viene classificata come la principale causa di disabilità ed assenza dal lavoro su scala mondiale. Un male che è diventato endemico, con costi di miliardi per la sanità pubblica, e sul quale l’ambiente scientifico internazionale esorta a porvi rimedio2
Le linee guida sono cambiate rispetto al passato: “The Lancet Journal”, sulla base delle recenti ricerche scientifiche a disposizione, annovera le terapie fisiche e manuali, tra le quali la Chiropratica, come terapie d’attacco iniziali per la cura del mal di schiena di origine meccanica3, che rappresenta ben il 90% di tutte le forme di mal di schiena presenti. Il restante 10% è caratterizzato da patologie tumorali, infettive, viscerali, infiammatorie4. I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) NON rientrano più tra le terapie conservative di prima linea. Alcune categorie di farmaci, quali gli oppioidi, sono ritenuti addirittura dannosi6, così come le iniezioni spinali3, il riposo prolungato3, e la chirurgia3. Quest’ultima dev’essere contemplata solo come ultima risorsa.
Quindi un approccio NON farmacologico, in base alla nuova evidenza scientifica, è da ritenersi più efficace e sicuro, almeno nella prima fase di cura.
Immaginate i vostri dolori di schiena come un allarme antincendio. Ora pensate al farmaco come il mezzo per disattivare l’allarme antincendio. Se l’allarme non suona più non significa che l’incendio sia stato spento. Anzi. Esso sarà libero di svilupparsi indisturbato senza che nessuno se ne accorga in tempo. Invece di concentrarsi sul disattivare l’allarme, è molto meglio cercare di spegnere l’incendio.
Nonostante l’ormai abbondante letteratura scientifica dimostri l’efficacia della Chiropratica per problemi meccanici di origine muscolo scheletrica, con particolare enfasi per disturbi alla colonna vertebrale, una parte della professione medica considera ancora la Chiropratica con scetticismo, continuando a privilegiare la terapia farmacologica e altre forme di terapie manuali.
A testimonianza dell’efficacia e della validità scientifica della Chiropratica, sono sempre più numerose le squadre di calcio di serie A e di altri sport professionistici ad annoverare nel proprio staff medico un dottore in Chiropratica.
Nei paesi del nord Europa, dove la chiropratica è molto più diffusa e riconosciuta, le cure chiropratiche sono rimborsate dal SSN e\o dalla maggioranza delle compagnie assicurative private
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce la Chiropratica “una professione sanitaria di grado primario dedita alla diagnosi, alla cura e alla prevenzione di disordini meccanici dell’apparato neuro-muscolo-scheletrico e delle conseguenze che questi disordini possono portare al sistema nervoso ed allo stato di salute in generale”6
Viene posta una particolare enfasi sulla colonna vertebrale e sull’ aggiustamento vertebrale chiropratico. Quest’ultimo rappresenta la terapia d’eccellenza del dottore in chiropratica per ripristinare lo stato di salute del paziente.
L’ “aggiustamento vertebrale chiropratico” si può definire come una forma più avanzata e specifica della manipolazione spinale, usata invece da altre professioni sanitarie manuali. Esso si distingue per la sua precisione, specificità e sicurezza, intervenendo esclusivamente sul segmento vertebrale disfunzionale, e non su intere aree della colonna vertebrale; queste potrebbero non necessitare di alcun intervento, e l’intervento su di esse potrebbe portare ad un peggioramento anziché miglioramento dello stato di salute generale del paziente e dei suoi dolori.
Un segmento vertebrale è formato da due vertebre e il disco interposto
Ecco un esempio di aggiustamento vertebrale chiropratico effettuato sulla zona cervicale rispetto alla comune manipolazione spinale. La specificità sul segmento vertebrale disfunzionale la si nota dalla bassa ampiezza di movimento e assenza quasi totale di rotazione del collo rispetto ad una comune manipolazione, dove anziché mobilizzare solo il segmento spinale che necessita di aggiustamento, viene mobilizzata tutta la colonna cervicale e con rotazione accentuata. La rotazione può comportare lesioni dei dischi intervertebrali e dei vasi sanguigni. Inoltre il chiropratico ha un addestramento specifico per identificare ll segmento vertebrale dove intervenire anche attraverso l’analisi di radiografie fatte in una particolare modalità. L’analisi radiologica assieme alla palpazione statica e dinamica della colonna contribuiscono a rendere l’aggiustamento chiropratico ancora più sicuro, specifico ed efficace.
La Chiropratica è una medicina olistica. Analizza il corpo umano nella sua interezza e non in parti isolate, e pertanto considera che un dolore presente in una determinata parte anatomica non sempre può partire da tale zona ma può provenire da altre parti del corpo e causare di riflesso il dolore lamentato dal paziente.
Ecco perché, abbastanza spesso, il Chiropratico si trova a lavorare su zone anatomiche anche distanti dal dolore che lamenta il paziente: un dolore cronico alla cervicale può essere risolto ad esempio anche lavorando sul bacino.
Ma come fa il Chiropratico a capire, tornando all’esempio di cui sopra, che un dolore cronico alla cervicale può essere determinato da un alterato funzionamento del bacino, oppure che un dolore recidivo alla spalla può essere causato da un alterato funzionamento di uno o più segmenti vertebrali dorsali?
La lunga preparazione accademica alla quale i chiropratici sono sottoposti prevede un addestramento particolare in anatomia funzionale, fisiologia, kinesiologia, palpazione statica e dinamica, ed in radiologia. A volte il Chiropratico si avvale di radiografie con proiezioni particolari richieste ad hoc, con le quali, assieme alle competenze sopra descritte, è possibile identificare il segmento vertebrale o la zona del bacino causa del problema.
Essendo la Chiropratica principalmente focalizzata e specializzata sulle problematiche legate alla colonna vertebrale, la maggior parte del pubblico pensa al chiropratico come a colui al quale rivolgersi per dolori alla schiena, alla cervicale o per alcune forme di cefalee.
Mentre è vero che i chiropratici sono molto preparati su questo genere di problematiche, è altrettanto vero che la Chiropratica è molto più che una cura per i dolori. Essa può contribuire a farci muovere, pensare, concentrare meglio, essere più reattivi e più coordinati nei movimenti, avere più forza muscolare e meno affaticamento fisico. In altre parole ci può aiutare a massimizzare il nostro potenziale psicofisico.
Lo sviluppo della ricerca nel campo della neurofisiologia sta dimostrando sempre più nei dettagli il processo attraverso il quale la Chiropratica interviene non solo su problematiche muscolo scheletriche ma anche sul benessere generale della persona.
L’avvento di nuove tecnologie biomediche diagnostiche, quali ad esempio la risonanza magnetica funzionale (RMF) e la transcranial magnetic brain stimulation (TMS), stanno dimostrando l’effetto che l’aggiustamento vertebrale esercita sul sistema nervoso centrale, sia a livello sensoriale che motorio. Tale effetto si manifesterebbe in un maggior flusso di segnali nervosi sia lungo il midollo spinale che in alcune aree del cervello, aumentandone la qualità sia sensoriale che motoria.
Il materiale didattico scientifico che seguirà vi aiuterà a comprendere il meccanismo attraverso il quale tutto questo possa avvenire.
Iniziamo con la domanda principale. Come può un semplice problema di origine meccanica, come un alterato movimento di un segmento spinale, avere tutte queste ripercussioni a livello neurologico sulla salute della persona?
Tutto questo è possibile grazie a quella che gli scienziati chiamano plasticità neuronale7. Essa è la capacità del nostro cervello e sistema nervoso di modificarsi in continuazione a seconda degli stimoli che ricevono dal corpo e dall’ambiente circostante.
Dopo molti anni di ricerca, è ora scientificamente provato che il modo in cui funziona la colonna vertebrale influenza la plasticità del cervello a processare correttamente tali stimoli8.
Essa è come un’armatura all’interno della quale è situato il midollo spinale, sede del sistema nervoso centrale (SNC). Questa armatura è costituita da vertebre e relative articolazioni vertebrali che si muovono in armonia con il corpo. All’interno di essa succedono molte cose: una miriade di informazioni viaggiano attraverso il corpo lungo il midollo spinale fino al cervello. Qui vengono processate e rimandate indietro all’interno del midollo spinale per comunicare al corpo come agire.
Esse provengono dai nostri organi sensoriali che le inviano al cervello. In questo modo il cervello si costruisce una mappa 3D di cosa accade all’interno e all’esterno del corpo, come un radar9-11. Elabora, processa e si comporta di conseguenza. Ma non sempre i flussi di informazioni sono accurati. Possono essere disturbati. Il cervello, quindi, si ritrova a dover riempire degli spazi vuoti, “interpretando” ciò che sta accadendo, sulla base delle esperienze passate analoghe, per poter poi reagire ad un determinato stimolo sensoriale. In questi casi l’interpretazione che il cervello attribuisce alle informazioni ricevute può non corrispondere al 100% alla realtà, può essere una percezione della realtà.
Ecco un esempio pratico di quanto riportato sopra. Soffermiamoci sui cerchi arancioni. Solo su quelli. Notiamo che il cerchio arancione di sinistra appare più piccolo di quello di destra. Ma se togliamo dalla nostra vista i cerchi blu intorno, notiamo con sorpresa che i due cerchi arancioni, in realtà, sono esattamente identici. Perché il cervello, attraverso i nostri occhi, non vede solo i colori di contorno blu, ma ne analizza anche la grandezza. Esso non si limita a vedere quello che gli occhi vedono, ma ne interpreta il significato. Quando vede il cerchio arancione circondato dai grossi cerchi blu, lo fa apparire più piccolo rispetto allo stesso cerchio arancione circondato dai cerchi blu molto più piccoli. Il cervello crea per noi quello che ritiene giusto, fornendoci in questo caso una realtà virtuale. Una percezione della realtà.
Un fenomeno analogo può avvenire con informazioni provenienti da altri organi di senso.
Oltre al naso, agli occhi, alle orecchie, all’udito, alla pelle, esistono anche i muscoli e le articolazioni. Sono una particolare categoria di organi sensoriali. Quando il corpo si muove, i muscoli si allungano, mandando informazioni al cervello su cosa il corpo stia facendo. Questo tipo di informazioni prende il nome di propriocezione, ossia la consapevolezza della posizione e del movimento del corpo nello spazio.
Tra i muscoli del nostro corpo più ricchi di propriocettori, le cellule nervose che trasmettono la propriocezione, fanno parte i piccoli muscoli paravertebrali alla base del cranio e delle vertebre. Questi comunicano al cervello cosa sta facendo la colonna vertebrale e il resto del corpo.
A volte lo stress fisico ed emotivo della vita quotidiana può portare alcuni segmenti vertebrali a muoversi in maniera diversa dal normale, ossia in modo disfunzionale12. Li chiameremo segmenti disfunzionali.
Essi possono crearsi gradualmente, come ad esempio a causa di una postura scorretta, posizioni coatte prolungate alla scrivania, oppure arrivare improvvisamente, come a causa di una caduta o di un gesto sportivo, oppure ancora per uno sforzo fisico.
Qualunque ne sia l’origine, la comunicazione tra i muscoli spinali e il cervello diventa distorta, attivando un disturbo nello scambio del flusso d’informazioni tra quest’ultimo ed il corpo13, 14.
Non riuscendo a ricevere e processare informazione accurate, il nostro cervello non percepisce cosa stia facendo la colonna vertebrale. Dovrà quindi sopperire a tale mancanza, “indovinando” il da farsi, sulla base delle esperienze passate e a seconda delle situazioni già vissute. Può riuscirvi solo in parte o non riuscirvi del tutto, inviando risposte motorie imprecise ai muscoli spinali che la controllano.
Il cervello, in altre parole, non riesce più a rispondere in maniera efficiente agli stimoli interni ed esterni che riceve.
Sul lato pratico questo si può tradurre in una non coordinata sequenza di attivazione dei muscoli del tronco e della schiena, in una cattiva postura, in un ritardo nella pre-attivazione dei muscoli stabilizzatori della colonna in preparazione di un movimento, in problemi di equilibrio e molto altro ancora.
Il chiropratico interviene manualmente sui punti critici della colonna, con degli aggiustamenti specifici, veloci ed indolori, ripristinando il movimento fisiologico delle vertebre e con esso la corretta comunicazione tra la colonna vertebrale ed il cervello15, 16. In questo modo consente a quest’ultimo di ricevere delle informazioni accurate e di conseguenza di rispondere con degli stimoli motori altrettanto accurati. I muscoli della schiena verranno attivati sinergicamente durante un movimento, i muscoli stabilizzatori della colonna saranno molto più reattivi e tonici e i movimenti più coordinati. Tutto questo si traduce in un minor rischio di traumi e recidive, prevenendo un andamento ingravescente che potrebbe portare a problemi più gravi in futuro.
Spesso durante l’aggiustamento vertebrale chiropratico si sentono dei rumori provenienti dalle articolazioni trattate. Il termine clinico è cavitazione17. Essa è una reazione del tutto fisiologica al lavoro del chiropratico. Non è nient’altro che gas sprigionato dalle articolazioni stesse.