fbpx

Il primo incontro tra il dottore chiropratico e il paziente si divide in 4 fasi:

1
anamnesi

2
esame obbiettivo

3
esami strumentali

4
discussione del caso

Durata stimata per la 1ª Visita: dai 45 ai 60 minuti

Le prime 3 fasi concorrono a fornire al chiropratico gli elementi fondamentali per la formulazione di una corretta diagnosi e l’elaborazione di un protocollo terapeutico adeguato

L’anamnesi

Consiste nella raccolta dati fatta a voce dal paziente (o da un genitore nel caso di un bimbo\neonato), sul suo stato di salute sia generale che specifico al sintomo in questione.

Il chiropratico, dopo aver accertato il buon stato di salute generale del paziente, ed aver escluso eziologie di tipo sistemico non di sua competenza, procede con domande più specifiche riguardo al problema in questione: ad esempio zona anatomica, frequenza, durata e tipo del dolore, fattori aggravanti e allevianti, eventuali assunzioni di farmaci per altre patologie che possano in qualche modo interferire col dolore del paziente o peggiorarne lo stato. Questi sono solo alcuni esempi di domande.

Se invece dovesse ravvisare dei problemi organici che possano provocare il dolore per il quale il paziente si è rivolto al chiropratico, cioè non di natura meccanica neuromuscoloscheletrica, il chiropratico medesimo rimanda il paziente alla figura sanitaria più competente per gli accertamenti del caso.

L’esame obiettivo

È generalmente una conferma di quello che il chiropratico già sospetta dall’anamnesi. Infatti, una buona anamnesi fornisce già il 70% delle risposte diagnostiche.

Il paziente viene visitato, sottoposto a test neurologici, ortopedici, chiropratici, viene esaminata la sua colonna, l’ampiezza nei movimenti, palpazione statica e dinamica delle singole vertebre o zone anatomiche in questione. Generalmente durante la prima visita il paziente è svestito, in biancheria intima, per poter osservare dettagli anatomici spesso impossibili da notare col paziente vestito. Nei trattamenti successivi invece il paziente può essere trattato da vestito.

Esami strumentali

Gli esami strumentali che maggiormente vengono richiesti dal chiropratico sono di natura radiologica: in particolare tra questi fanno parte le radiografie, la risonanza magnetica, la TAC della colonna vertebrale. Lo studio di questi esami, spesso accompagnati da calcoli e misurazioni con l’ausilio di software dedicati, danno la possibilità di intervenire con maggiore precisione sulla zona o zone della colonna e del bacino da trattare.

E’ bene far notare che non sempre è necessario avere tali esami per procedere ad una corretta diagnosi e protocollo terapeutico. Dipende dall’entità e durata del disturbo, dall’età del paziente, dai sintomi accusati. Qualora tali esami dovessero risultare necessari ai fini di una corretta diagnosi e un adeguato piano terapeutico, sarà lo stesso specialista a prescriverli al paziente durante la prima visita, qualora il paziente ne dovesse essere sprovvisto.

Doctor showing anatomical spine to his patient in medical office

Discussione del caso col paziente

Alla luce di quanto descritto prima, il chiropratico raccoglie tutti i dati clinici in suo possesso e formula una sua diagnosi ed eventuali diagnosi differenziali, un giudizio di previsione sui tempi di risoluzione del problema, ed infine la lunghezza approssimativa della terapia. Qualora il caso non dovesse rilevarsi di sua pertinenza, indirizza il paziente alla figura sanitaria più adatta.

Durata della seduta: dai 10 ai 15 minuti

La seduta di chiropratica è unica nel suo genere, completamente differente da tutte le altre professioni sanitarie per modalità curativa e approccio clinico sulle problematiche neuro-muscoloscheletriche del paziente.  La chiropratica non cura il sintomo ma la causa di esso, evitando quindi il ripetersi dello stesso problema che ha portato il paziente dal chiropratico. Questo significa che a volte vengono trattate zone anatomiche anche distanti dall’origine del dolore che sono ritenute la causa o concausa del problema.

La seduta chiropratica

Dai dati clinici raccolti durante la 1° visita, dopo aver formulato una diagnosi ed un piano terapeutico, vengono selezionate le tecniche più appropriate per la tipologia di paziente (bambino, uomo, donna, donna incinta, anziano). Nella maggior parte dei casi, tali tecniche vengono effettuate con le mani del chiropratico su alcuni punti specifici della colonna vertebrale. Si chiamano aggiustamenti vertebrali. Sono veloci, precisi, indolori, spesso accompagnati da un rumore chiamato cavitazione. Esso è causato dall’uscita di gas all’interno dell’articolazione e rappresenta un fenomeno del tutto fisiologico

 

 

A volte tali aggiustamenti, a seconda dei casi, possono essere effettuati con l’ausilio di apparecchiature. Ad esempio, nel caso di ernia del disco, viene utilizzata una tecnica di decompressione vertebrale con l’ausilio di una apparecchiatura meccanica, che mira a distanziare le vertebre per eliminare la pressione sul nervo e riportare il disco in sede. Tecnica estremamente efficace, precisa, piacevole e soprattutto sicura. Oppure nell’anziano osteoporotico viene utilizzato un apparecchio simile ad uno stantuffo a molla chiamato Activator, che viene adagiato su specifici punti delle vertebre del paziente e inclinato in maniera particolare.
Tutto questo per far comprendere al lettore il grado di personalizzazione del trattamento a seconda della tipologia di paziente e disturbo trattato.

Lo Scopo

Lo scopo generale del trattamento chiropratico, indipendentemente dalle tecniche utilizzate e dal tipo di problema, mira a ripristinare la corretta mobilità della colonna vertebrale e di conseguenza un corretto flusso di informazioni nervose tra essa e il cervello, e viceversa.

In questo modo il cervello, riuscendo a percepire meglio cosa sta facendo la colonna vertebrale, riesce a controllarne i movimenti in maniera più efficiente ed accurata.